Home In primo piano Castell’Umberto comune ad “alto rischio”, chiuso il parco suburbano

Castell’Umberto comune ad “alto rischio”, chiuso il parco suburbano

905

Saranno quattro, a partire da domani, i Comuni siciliani da massima allerta Covid.
Secondo quanto scrive l’edizione odierna di “Repubblica Palermo”, si tratta di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, Barrafranca, nell’Ennese, e Castell’Umberto, nel Messinese, che si aggiungono al comune di Rosolini, nel Siracusano, in cui la zona rossa è scattata lo scorso 13 agosto.
I quattro centri siciliani sono considerati ad alto rischio a partire dai nuovi parametri adottati dal Comitato tecnico scientifico dell’isola, che mette in correlazione il tasso di persone vaccinate, coi contagi e le ospedalizzazioni.
A Castell’Umberto, dove per oggi pomeriggio sono attesi i risultati di diversi tamponi molecolari che potrebbero aumentare il numero di 31 attuali postivi, l’Amministrazione Comunale, in considerazione dell’alto tasso epidemiologico di positività COVID-19 e in considerazione dei probabili assembramenti, pur trattandosi di spazi aperti, difficilmente controllabili poiché non è possibile garantire il rispetto del distanziamento interpersonale, ha stabilito la chiusura del parco suburbano per per l’intero fine settimana.
Intanto il comune umbertino ha ufficializzato la propria dispobilità ad ospitare il centro vaccinale nei locali della guardia medica dove già si è svolto giorno 13 un primo ciclo di vaccinazioni a cui hanno aderito 120 cittadini.
Secondo Musumeci, l’obbligo vaccinale sarebbe necessario per alcune categorie: «per chi è a contatto con i ragazzi, per chi svolge l’attività sanitaria non si può transigere assolutamente. Lo Stato — ha aggiunto ai microfoni di Sky Tg24 — in alcuni momenti di calamità ha il diritto/ dovere di sospendere temporaneamente alcune garanzie e libertà individuali, per tutelare la salute della comunità». Il governatore non ha dubbi: «continuare così senza venirne a capo — ha sottolineato — significa proseguire con un calvario che mette in ginocchio non solo ciascuno di noi psicologicamente, ma anche il tessuto imprenditoriale, che nel Sud è particolarmente fragile».