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Razza. “Valutiamo restrizioni nei Comuni con meno del 60% di vaccinati”

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“Noi oggi, con un’ordinanza del presidente Musumeci, stiamo attivando dei centri in ognuno dei comuni della Sicilia che hanno un numero di vaccinati inferiore al 60% del campione. Ed in queste ore si stanno anche valutando delle restrizioni che possano riguardare proprio questi comuni, con l’obiettivo di favorire la vaccinazione”. Sono parole, in una intervista rilasciata a Sky TG24, dell’assessore alla Salute Ruggero Razza, ospite di ‘Timeline’. “Devo anche dire – aggiunge Razza – che alcune delle nostre iniziative, penso anche all’utilizzazione di alcune regole particolari nel mondo del lavoro e nell’accesso agli uffici pubblici, che sono state oggetto di critica da parte del garante della privacy, hanno visto proprio questa autorità non cogliere lo spirito assolutamente necessario di provvedimenti che una Regione, caratterizzata da un basso tasso di adesione alla campagna vaccinale in alcune fasce generazionali, ha bisogno di introdurre degli elementi che convincano in maniera libera i cittadini a doversi vaccinare”. “Oltre il 90% dei ricoveri in terapia intensiva sono di non vaccinati – aggiunge Razza -. Lo sforzo che io sto facendo in queste settimane è quello di far comprendere che non c’è antitesi tra il vaccino e la cura. E’ sbagliato, come tante volte leggiamo anche sui social network mettere l’uno contro l’altro le cure domiciliari o la diagnosi contro il vaccino. Il vaccino è uno strumento di prevenzione straordinario: sono convinto che andando incontro ai cittadini , e aumentando ancora di più il rapporto con i medici di medicina generale, potremo riuscire in questo obiettivo, tenuto conto che la Sicilia è la sesta Regione in Italia per il numero complessivo di dosi vaccinali che sono state inoculate”.
“Hanno un’età inferiore ai dieci anni i 42 bambini che sono stati ricoverati per Covid a Palermo nel mese di agosto – spiega ancora Razza -. Questi contagi, nella stragrande maggioranza dei casi, sono dovuti a contatti familiari. All’inizio questi contagi erano legati al rientro dalle vacanze perché i due principali focolai che hanno caratterizzato la Sicilia, tra la fine del mese di luglio e l’inizio di agosto, sono stati sia autoctoni per gli eventi sia per i rientri, soprattutto per i viaggi nella penisola iberica e in alcune aree dell’Europa. In questo casi abbiamo potuto evidenziare moltissime infezioni da Covid di natura familiare, che sono nate in un ambito familiare dove non c’era la vaccinazione”.