Taormina – Mario Bolognari è il sindaco di uno dei luoghi che più hanno fatto l’immagine della Sicilia nel mondo. E ha deciso di declinare le sue responsabilità da primo cittadino anche nel sostegno alla Rete Civica della Salute, network siciliano di volontari che si impegnano per i beni comuni e, tra essi, il bene comune per eccellenza, il benessere delle persone e delle comunità.
«Ciò che principalmente mi lega alla Rete Civica della Salute – spiega Mario Bolognari – è la mia attuale responsabilità istituzionale di sindaco di Taormina. Infatti, ritengo che proprio i sindaci debbano fare uno sforzo per convogliare le energie sparse nella società verso il sistema sanitario e, più in generale, verso una concezione umanistica dei poteri dello Stato. Ciascuno di noi ha proprie ideologie, scelte politiche, saperi professionali, ma la interpretazione del nostro rapporto con le istituzioni (anche quando queste istituzioni siamo noi stessi) è importante, direi decisivo. Il sindaco deve essere un mediatore tra le spinte culturali e sociali e l’organizzazione dei servizi. Senza la partecipazione dei cittadini questo ruolo di mediazione è assolutamente velleitario e rischia di fallire miseramente».
Bolognari di buon grado ha condiviso l’invito di Pieremilio Vasta, coordinatore regionale della Rete Civica della Salute, e ha scelto di affidare le sue considerazioni ad una videodichiarazione, non per caso rilasciata in questo periodo. «La pandemia – spiega Bolognari – ci ha rivelato aspetti oscuri del nostro vivere sociale, fatto molto spesso di paure, idiosincrasie, forme maniacali di rappresentazione dei problemi, col risultato che ci stiamo risvegliando adesso con molti dubbi e molte incertezze. In generale, mi pare che ciascuno di noi ha rafforzato le idee che aveva in precedenza, senza dare corso a quella necessaria revisione critica delle nostre idee. Affermiamo acriticamente che tutto è cambiato, ma, nella realtà di tutti i giorni, ripercorriamo meccanicamente antichi vizi e consuetudinarie ritualità. Per esempio, la pandemia dovrebbe suggerirci un approccio sociale e collettivo alla malattia, nel senso che la malattia, lungi dall’essere un fatto individuale e privato, è legata alle forme di organizzazione della vita collettiva. La pandemia avrebbe dovuto farci maturare questa riflessione. Invece, siamo immediatamente ritornati a modalità egoistiche, riservate, ancorate a scelte individuali, come, per esempio, “mi vaccino” o “non mi vaccino”, come espressioni di libertà».
«I volontari della Rete – conclude il sindaco Bolognari – rappresentano loro stessi un ‘luogo’, nel senso che costituiscono un punto di riferimento simbolico e organizzativo per le comunità locali e gli organismi intermedi presenti in un determinato territorio. Quindi, anche luoghi e occasioni di incontro diventano possibili collegamenti per la Rete dei volontari. Si tratta, bisogna saperlo, di un lavoro difficile, perché dev’essere capillare, preciso, puntuale. Anche perché tocca un punto delicato della nostra esistenza: l’alternanza tra salute e malattia, tra vita e morte, tra benessere e disordine mentale, e via così. Auspico per la Rete Civica della Salute massima adesione, massime consapevolezza e responsabilizzazione. E, soprattutto, l’adesione dei giovani. La concezione della vita sociale degli anziani è troppo schiacciata su stereotipi e metodi che hanno rivelato l’usura del tempo, legati, come sono, a una società nella quale le reti che contavano erano quelle familiari, parentali, amicali. Noi oggi abbiamo bisogno di forme innovative, proprie di una società larga, plurale, diversificata al proprio interno, capace di trovare forza e vitalità in reti sempre più informate a principi di solidarietà tra persone diverse e non solo nella ristretta cerchia delle parentele e delle amicizie».