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Antoci soddisfatto dopo le prime condanne: “grazie alla mia scorta sono qui, e vedo loro alla sbarra e quel sistema mafioso andato in frantumi”

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Sono arrivate le prime condanne al processo “Operazione Nebrodi”. Le prime di tante altre che arriveranno visto che con i suoi 102 imputati è il più grande processo mai celebrato in Europa in tema di truffe ai fondi pubblici erogati all’agricoltura, sia italiani sia Ue.

La Gup, Simona Finocchiaro, ha inflitto 52 anni di carcere a sei imputati. La pena più alta è andata a Sebastiano Bontempo, detto «’u uappu», che dovrà scontare 24 anni. “Nel 2016 gli accoliti di Sebastiano Bontempo intercettati dicevano: ci vorrebbero cinque colpi per farla finita con Antoci. Bene oggi io vivo grazie alla mia scorta, lui in carcere per i prossimi 20 anni”.

Commenta così Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi e vittima di un attentato mentre ricopriva quel ruolo, nel 2016, per via del suo impegno per mettere alla porta i clan.

“Il primo passo è fatto con queste condanne esemplari, e sono quelle che si meritano per aver tenuto in ostaggio un territorio, mortificandolo, derubandolo e facendolo regredire. Quei fondi dovevano andare agli allevatori e agricoltori perbene e non ai mafiosi. Questo primo passo fa ben sperare per il prosieguo del Maxiprocesso. Io sarò qui ad attendere”.

“Questa vicenda ha stravolto la mia vita e quella della mia famiglia – commenta ancora Antoci -, ma sono orgoglioso del lavoro svolto perché con il Protocollo che porta il mio nome, poi inserito nel codice Antimafia, abbiamo colpito con un’azione senza precedenti una mafia ricca, potente e violenta, ed è per questo che quella notte volevano fermarmi. Volevano bloccare l’idea di una legge nazionale e dunque tutto quello che sta accadendo oggi. Ma io adesso, grazie alla mia scorta della polizia, sono ancora qui e vedo loro alla sbarra e quel sistema mafioso andato in frantumi grazie all’eccellente lavoro svolto dalla procura Antimafia di Messina, dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di Finanza. Mi sembra un buon osservatorio dal quale attendere le altre condanne”.