Floresta – “essere zona franca è vitale per la nostra economia ed il nostro sviluppo”. La battaglia con altri 132 colleghi di Antonino Cappadona: “siamo stanchi di questa lunga attesa”.
Dopo il sit-in di Irosa la mobilitazione non si ferma. Amministratori e sindaci di Sicilia, di quei comuni oltre i 500 metri di altitudine, chiedono con forza lo sblocco dell’iter per l’approvazione in Parlamento della Legge d’istituzione delle Zone franche montane.
“Una battaglia che noi sindaci – spiega Cappadona, sindaco di Floresta – stiamo combattendo uniti e decisi, alzando, se sarà, il caso la voce”. “Rivendichiamo i nostri diritti, quelli dello sviluppo sociale ed economico delle nostre comunità, quello di poter dare fiducia soprattutto alle nostre imprese ed ai giovani.” Per questo i sindaci chiedono l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia, che dopo l’approvazione all’unanimità dall’Assemblea Regionale Siciliana il 17 dicembre 2019 ora – dal febbraio 2020 – stagna a Roma per l’esito definitivo. Camera e Senato sono stati chiamati in causa dal Parlamento siciliano in quanto le norme di attuazione dello Statuto non sono state ancora definite. “E mi auguro che tra i primi atti del nuovo governo ci sia attenzione per i nostri diritti” dice Cappadona che aggiunge “parlo di Floresta, ma è come se parlassi a nome di tutti i miei colleghi. Per i nostri territori, quella legge è ormai vitale, senza di essa, infatti, vedremo morire, definitivamente tra pochi anni, le nostre comunità. I territori montani della Sicilia continuano a spopolarsi, vengono a mancare così risorse, servizi, ai danni di chi ancora abita questi luoghi”.
Poi continua affermando: “noi amministratori possiamo fare ben poco quando chiudono le scuole, mancano trasporti, si azzerano i servizi sanitari, le farmacie e le poste, per lo spopolamento, chiudono gli sportelli. La zona montana in Sicilia sarebbe un bene comune e collettivo non solo per gli imprenditori.” Attraverso questa normativa si potrebbe offrire quelle giuste motivazione agli imprenditori che vorrebbero investire nei territori montani e di alta collina dell’isola che oggi senza infrastrutture diventano terra di confine. “Sono pronto a lottare, non mi rassegno – afferma risoluto il sindaco di Floresta, il comune più alto dell’isola – Non possiamo veder messi all’angolo i nostri centri, scrigni di cultura, di arte, di tradizioni, di persone… i nostri paesi così pieni di storia devono essere tutelati e salvaguardati. Se scompaiono questi borghi, queste comunità agricole e contadine, fatte di gente per bene assisteremmo, tutti, all’impoverimento dell’intero patrimonio sociale e turistico della Sicilia”.
Antonino Cappadona rammenta quanto espresso dai suoi colleghi – davanti alle telecamere dei Tg nazionali e regionali – domenica scorsa in merito alla fiscalità di sviluppo destinata alle montagne dell’Isola. “Questa è indispensabile per le nostre comunità resilienti in quanto frenerebbe il fenomeno di desertificazione umana e imprenditoriale, eviterebbe la fuga dei nostri dei giovani perché il loro abbandono dei territori, dalle realtà imprenditoria familiari, rappresenta una sconfitta per tutti”. La legge per l’istituzione di una zona franca per i comuni sotto i 15 mila abitanti e sopra i 500 metri di altezza deve essere decisa dallo Stato a cui vanno i tributi dei cittadini e, adesso con l’economia piegata dall’effetto Covid, la sua attuazione potrebbe dare una scossa di sviluppo a questi borghi ormai, in alcuni casi, quasi fantasma. La legge prevede una serie di agevolazioni fiscali, tra i quali la riduzione dell’Imu per le nuove attività nei locali sfitti, esonero da contributi a scalare per le imprese, l’Iva agevolata, le agevolazioni per le startup.