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Sinagra: 22 attività scrivono al Presidente del Consiglio “la ripresa è una sfida”

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Sono 22 imprenditori in difficoltà che gestiscono ristoranti, pizzerie e bar a Sinagra. Parte da loro l’appello lanciato al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente della Regione Sicilia, agli Assessori regionali e al Sindaco del Comune di Sinagra. Un appello cortese che tuttavia vuole richiamare l’attenzione sulla difficile sopravvivenza in questa situazione di emergenza delle piccole imprese locali.

Di seguito il testo della missiva a firma del Comitato Ristoranti Pizzerie Bar Sinagresi:

“Esprimiamo intanto la nostra più ampia solidarietà, come cittadini, all’opera difficilissima di gestione dell’emergenza da COVID-19, che ognuno di voi sta svolgendo, preoccupati, ma anche fiduciosi che solo tutti insieme possiamo avere, se agiamo con coscienza e responsabilità, il risultato sperato e la fine di questo dramma. Il nostro settore, storicamente, è parte integrante della tradizione, della cultura e dell’economia del nostro Paese. Prendiamo atto delle disposizioni redatte nel DPCM emanato in data 26 aprile 2020, dettato dall’evoluzione dell’epidemia COVID-19.

Ci rendiamo tutti conto della gravità della situazione e siamo pronti a fare i sacrifici necessari laddove siano dettati da logiche opportunità. Il 4 maggio non finirà il Lockdown, la cosiddetta “Fase 2” non sembra poter consentire quella ripartenza che tutti noi ci aspettavamo. Avevamo immaginato una riapertura, graduale si, ma già da subito, come per altre attività, sicuramente in maniera progressiva (con orari di apertura inizialmente anche ridotti), ma oggettivamente nell’ottica di una realistica analisi delle varie realtà territoriali, che in alcuni casi hanno visto sicuramente una lieve, fortunatamente, incidenza della diffusione del contagio. Non è stato così invece ma per molti però un altro mese di blocco sarà fatale.La decisione di consentire l’apertura dei bar e ristoranti dal 1° giugno pone comunque delle grandi perplessità di cui vogliamo rendervi partecipi. Non proprio una situazione ottimale intanto per chi, nel giro di un mese, dovrà acquistare prodotti, prendere confidenza con le operazioni di sanificazione, necessarie a garantire la sicurezza dei locali e dei dipendenti, che effettueranno intanto consegne a domicilio e adottare tutte le norme necessarie per la ripresa del lavoro.

Ma non dimenticate però che il lavoro di bar e ristoratori, in piccoli paesi come i nostri (diverso è per i locali che si trovano nei grandi centri e nelle città), comunque si basa principalmente su un servizio fatto nel locale. E’ impensabile che puntando sulla consegna a domicilio o l’asporto si possa recuperare il mancato fatturato derivante da norme troppo stringenti. E dopo il 1° giugno? I due 2 metri di distanza sono una follia. Quanti locali possono permettersi logisticamente questa soluzione? Si ridurrebbe la disponibilità del 60%. Quanti giorni riuscirebbero a rimanere aperti i bar con queste limitazioni? Altro dubbio è quanti ristoranti potranno, realisticamente, garantire distanze di 2 metri tra i tavoli. Insomma, nella migliore delle ipotesi gli incassi si dimezzeranno, e noi come dovremo comportarci? Cosa fare con il personale in esubero? Sarebbe drammatico dover licenziare risorse umane preziose per il futuro delle aziende.

Già prima di questo virus non erano certo rose e fiori per noi, per rimanere aperti bisognava fare “numeri”. Se ora, conti alla mano, le restrizioni dovessero essere impraticabili, saremmo impossibilitati a riaprire. Per non vedere le nostre aziende chiudere definitivamente, lo Stato deve farsi carico in toto della situazione, pensando alla cassa integrazione fino all’apertura totale, alla moratoria sugli affitti dei locali e al blocco totale di utenze e tributi, compresi quelli comunali, (Imu, Tari,Tasi ecc.), all’istituzione di un fondo di emergenza per le imprese in difficoltà e ancora alla moratoria per il credito bancario.

Siamo stati pronti a tenere chiuse le attività per tutto il tempo che il Governo lo ha ritenuto necessario, ma dopo aver fatto questo, ora abbiamo bisogno del vostro sostegno per ricominciare.

Abbiamo perso tutto quello che avevamo, la merce in deposito è scaduta o andata a male e dobbiamo pagare i fornitori senza avere incassato nulla in due mesi di chiusura. Chiediamo aiuto ora, perché abbiamo bisogno che ci manifestiate concretamente la vostra solidarietà e il vostro sostegno, con azioni reali e concrete almeno fino a fine anno se non oltre, in quanto la ripresa sarà lunga e sarà quella ora la vera sfida per noi”.

Comitato Ristoranti Pizzerie Bar Sinagresi

  • Agriturismo Santa Maria Xilona della Soc. Coop. Agr. Amici per SempreF.lli Borrello Sas di Borrello Fabio
  • Azienda da Angelo “Borrello srls” di Uliana BorrelloLa Tavernetta di Costantino Vincenza
  • Ristorante Pizzeria La Pergola di Orifici SalvatoreOsteria il Tabacchino di Sinagra Franco
  • La Baracca di Raineri Mangialino Vincenzo
  • La Casa della Pizza di Letizia Andrea
  • Hotel La Sorgente srl
  • Bar Agorà di Raffaele Carmelo
  • Bar Pasticceria Calamunci di Gaetano CalamunciBar Castello di Giglia Maria
  • Bar del Corso di Raimondo Sebastiana
  • Bar La Piazzetta di Mansueto Marcello
  • Bar Crazy Horse di Mansueto Ugo Ernesto
  • Lion Cafè di Michele Gaudio
  • Gonzo Srl di Agostino Alessandro
  • Sporting Club Srls di Faranda Leone
  • Bar Martini di Giulia Piazza
  • Bar Pit Stop di Franchina Vincenzino
  • Bar Maracaibo Sas di Svelti Antonino
  • Eracle Srl di Natasha Pruiti Ciarello