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No ai droni per i controlli anti coronavirus

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Il Ministero dell’Interno fa scendere a terra i droni che avrebbero dovuto controllare il rispetto delle norme sul coronavirus. Rilevati problemi legati alla sicurezza, alla privacy e di ordine nel traffico aereo. Il dipartimento di Pubblica sicurezza del Viminale guidato da Franco Gabrielli, ha dato disposizioni alle prefetture, ai Comandi generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, alle altre articolazioni della Polizia di Stato (Stradale, Ferroviaria, Comunicazioni, Reparti speciali, Immigrazione, Anticrimine, Prevenzione) di “attendere l’esito degli approfondimenti prima di proseguire”. Intanto i droni rimangono a terra.
La nota del dipartimento di Pubblica sicurezza fa riferimento a «interlocuzioni con l’Enac finalizzata e una condivisa e corretta applicazione» di questi strumenti. Gli aggettivi sono rivelatori: c’è stato più di un caso dove il ricorso ai mini aerei radioguidati non è stato corretto. Con l’Ente nazionale aviazione civile, dunque, l’Interno intende definire dettagli, contorni e tutte le sfumature necessarie a evitare altri utilizzi fuori norma.
Con l’Enac, dunque, il Dipartimento Ps intende arrivare a definire un protocollo comune e garantito, in particolare per «l’utilizzo di mezzi aerei a pilotaggio remoto da parte delle polizie locali».
In effetti Polizia di Stato, Carabinieri e Finanza già fanno uso di droni ma finora non risultano problemi particolari. L’allargamento alle polizie municipali, tutte impegnate nei controlli sulle norme COVID-19, ha fatto emergere utilizzi scorretti. Nei giorni scorsi, anche il Sindaco di Messina Cateno De Luca aveva prospettato l’uso dei droni (con la sua voce incorporata) per controllare la città.