Non sono passate sotto traccia le esternazioni e le azioni del sindaco di Messina Cateno de Luca, circa la sua recente gestione anche mediatica degli arrivi al porto di Messina, con tanto di diretta social e accuse alle istituzioni, di persone e mezzi provenienti dal Continente in ingresso in Sicilia.
Parole, quelle di De Luca, che sono state pronunciate a più riprese e in più occasioni – comprese dirette tv locali e nazionali – e che avrebbero leso la rispettabilità delle Istituzioni preposte alla gestione dell’ordine pubblico.
Alcune sue “uscite” sono state anche riprese da noti personaggi dello spettacolo che, tramite i loro seguitissimi profili social, hanno contribuito a diffonderle.
Sono stati quindi segnalati all’autorità giudiziaria i comportamenti tenuti dal primo cittadino messinese “perché censurabili sotto il profilo della violazione dell’articolo 290 del Codice penale, ovvero, Vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni costituzionali e delle Forze armate».
La decisione, informa il Viminale, è stata assunta dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, «a seguito delle parole gravemente offensive, e lesive dell’immagine per l’intera istituzione che lei rappresenta, pronunciate pubblicamente e con toni minacciosi e volgari».
«Proprio in una fase emergenziale in cui dovrebbe prevalere il senso di solidarietà e lo spirito di leale collaborazione – sottolinea il Viminale – le insistenti espressioni di offesa e di disprezzo, ripetute per giorni davanti ai media da parte del primo cittadino di Messina all’indirizzo del ministero dell’Interno, appaiono inaccettabili, e quindi censurabili sotto il profilo penale, per il rispetto che è dovuto da tutti i cittadini – e a maggior ragione da chi riveste una funzione pubblica anche indossando la fascia tricolore – alle istituzioni repubblicane e ai suoi rappresentanti».