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Sequestro da 10 milioni al “re dei videopoker”

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La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Messina ha eseguito stamane un decreto di sequestro di beni nei confronti di Domenico La Valle, 59 anni, per un valore di oltre 10 milioni di euro.
L’attività investigativa è stata disposta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina e trae origine da mirati approfondimenti sviluppati dagli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Messina, con specifico riferimento al settore del gioco e delle scommesse d’azzardo.

In tale ambito le Fiamme Gialle di Messina hanno accertato che il noto imprenditore messinese Domenico La Valle risulta tra gli elementi apicali di un’importante consorteria mafiosa, egemone nella zona sud di Messina, dedita a metodi violenti al fine di imporre, anche con atti estorsivi, la propria posizione di monopolio nel settore del gioco d’azzardo.

La Valle nel tempo è stato protagonista di numerosi procedimenti penali in cui risultava coinvolto sin dalla fine degli anni ’90 (da cui ne usciva assolto), ma che ne delineavano un profilo che oggi viene riletto in un’ottica nuova grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, attestando come il medesimo avesse, nel tempo, acquisito il ruolo di riferimento del clan Trovato nella gestione delle bische clandestine, in una prima fase, per poi evolversi nella distribuzione dei videopoker, in tempi successivi.

Dopo la carcerazione dei capi e del percorso di collaborazione con la giustizia intrapreso da altri, il La Valle assumeva il controllo esclusivo delle attività illegali della famiglia mafiosa, costituendo, così, il punto di riferimento “imprenditoriale” e facendo da contraltare al ruolo “operativo” ricoperto dai fratelli Trovato.

Dopo circa due anni di indagini, nel gennaio 2019, il La Valle veniva condannato in appello a 13 anni di reclusione per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, violenza privata, gioco d’azzardo, reati fiscali, usura e lesioni.

Così, nonostante le diverse assoluzioni, il La Valle era e rimaneva figura di rilievo nel panorama mafioso cittadino, in grado, da un lato, di imporre la collocazione delle apparecchiature presso gli esercizi commerciali della zona, dall’altro, garantire agli esercenti accondiscendenti di poter godere della connessa protezione mafiosa del clan.

Il controllo delle dinamiche criminali delineato dalle indagini è risultato ben più ampio. Emblematico, al riguardo, è il caso del violento pestaggio di un avventore di origine cinese, reo di essere stato “fortunato”: per sua sventura si trovava a giocare nel momento in cui la macchinetta videopoker, manomessa con appositi software, avrebbe garantito una vincita “non autorizzata” dal gruppo mafioso e dal La Valle. Di qui le indagini che hanno portato al sequestro odierno.

All’esito di tale attività emergeva, altresì, come il La Valle, evidentemente consapevole della propria caratura criminale e della concreta possibilità di vedersi sequestrare l’intero impero criminale creato, gestisse – di fatto – avvalendosi dell’apporto di fidati prestanome, diverse attività economiche: società di noleggio di apparecchi da gioco, sale giochi, un distributore di carburanti, una rivendita di generi di monopolio.

Analogamente, si documentava come ulteriori investimenti immobiliari risultassero fittiziamente intestati a propri familiari.

In sintesi, le investigazioni complessivamente svolte – abbraccianti un periodo di un trentennio – restituivano una situazione di assoluta assenza di uniformità nel rapporto reddito/patrimonio, consentendo al Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione, di disporre l’odierno provvedimento di sequestro, per un valore complessivo di stima di oltre dieci milioni di euro.