Nessuna autopsia per le cinque vittime della terribile esplosione nella fabbria di fuochi d’artificio Costa di mercoledì pomeriggio nelle colline di Barcellona Pozzo di Gotto.
A perdere la vita, com’è noto, la moglie del titolare, Venera Mazzeo, 71 anni, e gli operai della ditta Bagnato di Merì che stavano effettuando dei lavori per rendere più sicuro il fabbricato montando delle porte in metallo: Mohamed Taeher Mannai, 39 anni, Giuseppe Testaverde, 34 anni, Vito Mazzeo, 23 anni e Fortunato Porcino, 36 anni.
Migliorano le condizioni di Nino Bagnato, ricoverato al centro grandi ustioni di Catania, figlio del titolare della ditta che stava effettuando i lavori. L’altro ferito, Vito Costa, figlio del titolare della fabbrica, è attualmente ricoverato al centro grandi ustionati di Palermo e ha ustioni sul 60% del corpo. Proprio sull’attività degli operai si concentra l’attenzione degli investigatori. La Procura ha disposto accertamenti e rilievi anche al Ris.
“I miei figli ancora non sanno nulla, uno fa il compleanno tra pochi giorni e non so come dirglielo – afferma ancora sotto choc Giada, la vedova di Giuseppe Testaverde – è uno strazio. Io so che non doveva essere lì, ma in un altro posto. Forse l’hanno chiamato, un’emergenza, non lo so…”. Giada definisce il marito come un uomo “innamorato della sua famiglia. Andava a lavorare sempre per 20 euro al giorno – aggiunge – e non guardava sabato, domenica, festivi per non farci mancare nulla”.
La duplice esplosione che ha provocato la distruzione della fabbrica sarebbe scaturita da alcune scintille provocate dalla saldatrice utilizzata nei lavori e che sarebbero finite sul colorante che ha fatto da “miccia”.