Nonostante l’avvenuta approvazione della rete ospedaliera siciliana in via definitiva e, ancora, nonostante le rassicurazioni sulla mancanza di un reale depotenziamento dell’ospedale “Barone Romeo” di Patti, il dibattito e le preoccupazioni non si placano. Nei mesi scorsi, l’attenzione è stata alta; con riferimento al nosocomio pattese, però, non si è riusciti ad ottenere una modifica rispetto all’iniziale progetto di rete ospedaliera. C’è, come detto, chi rassicura gli utenti poiché, di fatto, non vi sarebbe alcun effettivo depotenziamento; al contrario, da più parti si evidenzia come siano numerose le criticità strutturali del “Barone Romeo”, aggravate dalle scelte assunte in sede regionale. Sul punto, abbiamo raccolto l’opinione del Consigliere comunale di Patti Natalia Cimino, fin dall’inizio particolarmente attenta alla “questione ospedale”, la quale ha espresso forti preoccupazioni sul futuro dell’ospedale pattese.
Dopo l’approvazione definitiva della rete ospedaliera siciliana, qual è la situazione dell’ospedale di Patti?
Voglio sottolineare, innanzitutto, che sul tema vi è molta confusione. Con riferimento alla nuova rete ospedaliera, si sostiene che non vi sia un effettivo depotenziamento del “Barone Romeo”. Eppure, raccogliendo le opinioni dei primari e dei medici che vi appartengono, effettivamente il depotenziamento esiste, è reale. Si parla del fatto che, per elevarlo ad ospedale di I livello manca l’utenza; allo stesso tempo, è stato depotenziato il reparto di Ortopedia, quello di Otorino di fatto è sparito ed al reparto di Oculistica non viene data la possibilità di effettuare gli interventi che, in passato, venivano realizzati. L’effetto inevitabile è che l’utenza andrà a diminuire sempre di più. Ma, ancora, ciò che è grave è la mancanza del primario di Chirurgia generale, poiché questo spinge chi ha un problema di salute ed è consapevole di questa situazione a non recarsi affatto all’ospedale di Patti; per questo, in altre occasioni, mi sono permessa di parlare di “depotenziamento pilotato”. Anche confrontandomi con alcuni deputati regionali, ho fatto presente che, da un lato, ovviamente vanno rispettate le previsioni normative che richiedono determinati numeri, in termini di utenza, per il potenziamento delle strutture sanitarie; dall’altro, però, se i vari reparti continuano a subire dei tagli si creerà un effetto a catena in negativo. L’obiettivo sarebbe quello di modificare la legge ma, tra l’altro, mi risulta che in altri casi sia stata operata qualche “forzatura” per elevare alcune strutture sanitarie ad ospedale di I livello.
Sulla questione in esame, ha qualcosa da rimproverare alle istituzioni politiche locali?
Io rimprovero per prima me stessa. Si tratta di un problema di tutti ed i passi in avanti del consigliere Cimino o di un altro singolo consigliere, se isolatamente considerati, non servono. Si trattava di momenti in cui tutto il Consiglio comunale, la Giunta ed il Sindaco avrebbero dovuto unirsi nell’interesse della Città di Patti. E’ vero che ci vuole il dialogo e che era necessario interpellare la deputazione regionale ma, allo stesso tempo, è la stessa politica ad avere spesso il compito di scendere in piazza. Avevo proposto di porre in essere una “protesta composta”, con una “Camminata per l’ospedale” – sulla scia dell’ormai consueta “Camminata per la vita” – che coinvolgesse Patti e tutti i comuni che gravitano attorno al “Barone Romeo”. Adesso, non possiamo dimenticarci di questa battaglia; tutta la Città avrebbe dovuto muoversi ma, forse, noi rappresentanti politici non siamo stati bravi a tal punto da coinvolgerla come avremmo dovuto fare. Proprio sulla questione relativa alla mancanza del primario di Chirurgia – manca da sette anni, n.d.a. – la politica ha sbagliato: la prima battaglia doveva essere condotta su questo e si è trattato del primo vero depotenziamento.