Si susseguono le reazione dopo l’operazione Nebros II condotta dalla Guardia di Finanza di Nicosia sulla cosiddetta “mafia dei pascoli” e le irregolarità nell’assegnazione di 16 lotti di terreno destinati agli allevamenti. “Tanti mafiosi da anni – afferma in una nota l’ex Presidente dell’Ente Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci – lucravano milioni di euro di Fondi Europei per l’agricoltura, intimidendo agricoltori e allevatori per farsi cedere i terreni, e tutto ruotava, appunto, attorno alla violazione dei criteri oggi invece sanciti dal Protocollo di Legalità e dalla successiva legge nazionale”.
“Sono tante le famiglie mafiose che hanno ottenuto in questi anni contributi europei – continua Antoci – nonostante molti dei loro esponenti si trovassero addirittura in carcere o fossero già condannati. E’ mancato il coraggio e il controllo nell’assegnazione e nell’erogazione dei fondi. Saranno tante, in Sicilia e nel Paese, le altre operazioni di servizio che, con l’applicazione del Nuovo Codice Antimafia, che ha recepito in toto il Protocollo di Legalità, porteranno non solo al sequestro dei beni di tanti mafiosi, ma anche alla conseguente confisca. E’ iniziato ormai un processo di restituzione allo Stato di tutto ciò che le mafie anno lucrato in questi anni e, soprattutto, un processo di restituzione ad allevatori ed agricoltori onesti di una parte di dignità che in questi anni si sono visti strappare”.
Anche il Commissario straordinario del Parco dei Nebrodi Luca Ferlito ha espresso un plauso all’operazione della Guardia di Finanza di Nicosia, mentre il sindaco di Troina, Fabio Venezia, annuncia la costituzione di parte civile del Comune nel procedimento giudiziario: «Il Comune di Troina è impegnato con grande fatica a liberare i propri terreni demaniali dall’oppressione mafiosa e si costituirà parte civile nell’eventuale processo, come ha già fatto per altri procedimenti». Lo afferma il sindaco di Troina, Fabio Venezia, sull’operazione Nebros II. «Esprimiamo vivo apprezzamento per il complesso lavoro di indagine della Dda della Procura di Caltanissetta e della Guardia di Finanza di Enna che ancora una volta ha messo in luce il sistema illecito di gestione dei pascoli demaniali nell’area dei Nebrodi e la forza di intimidazione esercitata da Cosa nostra».