“Patti, terra dei miti” nell’intervista a Michele Fasolo

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Ad ormai una settimana dalla presentazione del libro “Patti, terra dei miti dal XV secolo a.C. al XX secolo d.C.” di Nino Lo Iacono, che ha aperto la sessantaduesima edizione del Tindari Festival, per la realizzazione del quale l’Autore ha compiuto approfondite ricerche per analizzare e ricostruire le origini storiche del territorio fin dal XV secolo a.C., ad offrire una autorevole riflessione sullo studio appena pubblicato è Michele Fasolo, Direttore responsabile della rivista Archeomatica il quale, peraltro, si è già occupato dell’area di Tindari, con la pubblicazione dei testi “Tyndaris e il suo territorio, Introduzione alla carta archeologica del territorio di Tindari” e “Tyndaris e il suo territorio II: Carta archeologica del territorio di Tindari”, in cui è stato compiuto uno studio sistematico del territorio di Patti ed è stata realizzata, appunto, una carta archeologica di esso.
Ecco le opinioni dello studioso da noi raccolte.

-Quali sono le peculiarità della ricerca svolta?
Penso che i contributi più importanti apportati dall’Autore nel corso degli anni e delle sue ricerche vadano collegati ad una serie di problemi. Il primo è la presenza, in quest’area, dell’Artemisium, cioè del Tempio di Artemide. Ci sono numerosi indizi, oltre agli studi di Nino Lo Iacono, a dirci che si tratta di una possibilità molto concreta. Il secondo problema, intuito da quest’ultimo, è relativo al porto ad occidente di Tindari. Probabilmente, Tindari aveva due aree portuali, una nei pressi di Oliveri, l’altra tra il fiume Timeto ed il Monte Giove. Al di là della tesi – sostenuta da Lo Iacono – che si tratti del Nauloco o meno (le opinioni degli studiosi sul punto non sono concordi; la localizzazione del Nauloco viene individuata da molti sulle coste di Milazzo o nelle aree costiere limitrofe, nda), ritengo convincente l’ipotesi dell’esistenza del porto, alla luce di vari indizi. Ad esempio, il primo proprietario della Villa che ha preceduto quella romana tardo-antica di Patti era, probabilmente, un ufficiale della flotta augustea, di nome Gripianus. Il terzo elemento, infine, è il contributo di Nino Lo Iacono sull’area archeologica di Contrada Monte di Patti: è un’area importante ma ancora sconosciuta.
Inoltre, egli ha concentrato l’attenzione sul centro storico della città. Patti esiste prima ancora dell’esistenza di Tindari e prima di essere centro normanno; le ricerche da me svolte hanno dimostrato la ricchezza di presenze in età protostorica. Tra l’altro, in contrada Santospirito fu ritrovata, nel corso dell’ottocento, una collezione di strumenti protostorici in ossidiana. Non sappiamo bene cosa successe in età romana; sicuramente, Patti prende corpo dal disfacimento dei paesaggi della Villa tardo-antica e, con l’arrivo dei normanni, soppianta Tindari come baricentro del territorio. I normanni non arrivano nel deserto: dai primi atti sappiamo della presenza di chiese, anche di rito greco, che producevano decime. Per cui, è altamente probabile l’esistenza di un insediamento.
Nino Lo Iacono, appunto, ha il merito di riportare l’interesse sul centro storico; le ricerche vanno compiute e speriamo di essere fortunati come nel caso di Mistretta, dove recentemente sono venuti fuori i resti dell’antica città e, quindi, penso che questo sia uno stimolo a proseguirle.

Benito Bisagni