L’Istituto Gramsci di Palermo rischia la chiusura

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L’Istituto Gramsci di Palermo rischia di chiudere i battenti. L’importante e prestigioso centro culturale, punto di riferimento per l’intera Sicilia potrebbe, infatti, essere costretto ad interrompere le proprie attività a causa di un contenzioso in corso con il Comune di Palermo. Come testualmente cita il testo dell’appello rivolto alle Istituzioni comunali da parte di numerosi intellettuali siciliani e non solo, “”per quasi un decennio il Comune di Palermo ha ospitato una realtà così prestigiosa in uno dei padiglioni dei “Cantieri culturali alla Zisa”, a giusta compensazione dei servizi che essa rende alla comunità dei cittadini e degli studiosi. Oggi, tuttavia, l’Istituto viene raggiunto, da parte dello stesso Comune, da una perentoria ingiunzione di pagamento di un cospicuo canone, e da una esplicita minaccia di sfratto, cui conseguirà inevitabilmente la chiusura del “Gramsci”.
A difesa dell’Istituto Gramsci sono scese in campo, come accennato, note personalità del panorama culturale, profondamente preoccupate ed addolorate dalla paventata chiusura del Gramsci. Tra i promotori e primi firmatati dell’appello vi sono Dacia Maraini, Luciano Canfora, Antonio Gramsci junior, Gioacchino Lanza Tomasi, Antonio Sellerio, Marcello Sorgi e Giuseppe Tornatore. Accanto ad essi, vi è il Presidente del centro culturale, Salvatore Nicosia. L’appello era già stato rivolto tempo addietro e, adesso, è stato rinnovato, con l’invito a chiunque volesse sostenere la causa del Gramsci a sottoscriverne il contenuto, attraverso l’invio di una semplice email all’indirizzo info@istitutogramscisiciliano.it. In tanti, comuni cittadini ed esponenti del mondo culturale e sociale hanno già risposto all’invito compresa, recentemente, la CGIL. La centralità dell’Istituto Gramsci è descritta dalle stesse parole dell’appello: “Nel corso dei suoi oltre 40 anni di esistenza l’Istituto Gramsci Siciliano onlus ha realizzato: a) uno straordinario ARCHIVIO STORICO, “preziosa fonte per la conoscenza della storia moderna e contemporanea della Sicilia” (giudizio della Soprintendenza archivistica), comprendente fra l’altro gli archivi personali di Pio La Torre, Girolamo Li Causi, Pompeo Colajanni, Vittorio Nisticò, Andrea Finocchiaro Aprile, e altri protagonisti della storia e della politica siciliane. b) una BIBLIOTECA aderente al Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN), specializzata in storia del Mezzogiorno d’Italia, e della Sicilia in particolare, dotata di 35.000 volumi, di una preziosa collezione di quotidiani e rare riviste nazionali e locali, di 60 posti e postazioni internet al servizio di migliaia di lettori. c) la PUBBLICAZIONE di oltre 130 volumi di storia, politica, sociologia, attualità, che nei limiti delle disponibilità vengono inviati gratis a chi ne faccia interessata richiesta. d) una intensa ATTIVITÀ DI RICERCA E DI PROMOZIONE CULTURALE sotto forma di seminari, convegni, dibattiti, mostre, documentari, borse di studio, spesso in collaborazione con prestigiose istituzioni culturali italiane e straniere. Storia, politica, economia, letteratura, urbanistica, antropologia, beni culturali, sociologia costituiscono i campi più frequentati da iniziative tutte accomunate dalla costanza dello sguardo rivolto alla società, alle sue tradizioni, ai suoi fermenti innovativi, alle sue svolte epocali. e) una ATTIVITÀ DI SOSTEGNO offerto a studenti medi (“scuola/lavoro”), universitari e dottorandi (tirocini formativi), studenti stranieri (stages Erasmus), giovani documentaristi, studiosi esterni ed esteri. f) una politica di APERTURA ALLE ISTITUZIONI “SENZATETTO” che trovano nei locali dell’Istituto lo spazio per lo svolgimento dei loro incontri. DUE SOLE PERSONE (una archivista-bibliotecaria e un segretario amministrativo) assicurano l’apertura e la fruizione dell’Istituto da parte di studenti, studiosi e cittadini DAL LUNEDI’ AL SABATO per 40 ore settimanali.
Ad avviso dei firmatari, il danno sarebbe ancor più grave se si tiene presente che il 2018 è l’anno di “Palermo capitale della cultura”: “La conseguenza sarà la dispersione, nell’anno di “Palermo capitale della cultura”, di un inestimabile patrimonio, la sottrazione allo studio e alla ricerca di materiali documentari e bibliografici unici e l’eliminazione di uno spazio aperto alla città. Questo gravissimo rischio impone una mobilitazione per il salvataggio di una istituzione che opera al servizio della conoscenza, degli studi, dello sviluppo culturale e democratico della società siciliana.”

Benito Bisagni