Ritorna “Guardiola Contemporanea” con SüdenRadio e la dimensione sonora del Sud

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PIRAINO – Ritorna Guardiola Contemporanea a Piraino. Il progetto, nato nel 2008 da un’idea dell’artista Massimo Ricciardo, si propone l’obiettivo di creare uno spazio sperimentale no profit pensato per ospitare e promuovere ricerche legate all’arte contemporanea, aperto alla contaminazione tra espressioni artistiche differenti.
Nell’ottica di apertura all’arte il progetto “Guardiola Contemporanea” si propone di far confluire in quello spazio esperienze e progetti che mirano a creare processi di trasformazione nel territorio, in particolare incentrate sul Mediterraneo.
In questo contesto si inserisce il nuovo evento proposto per il prossimo venerdì 30 dicembre. La Guardiola di Piraino, uno dei belvedere più affascinanti dei Nebrodi sospeso tra Capo d’Orlando e Capo Calavà, accoglierà in questa occasione SüdenRadio un progetto di Radio Papesse.
Radio Papesse è una web radio nata nel 2006 all’interno del Palazzo delle Papesse Centro Arte Contemporanea di Siena con l’obiettivo di proporre una programmazione che intersecasse musica, sound art, nuove narrative e approfondimenti intorno all’arte contemporanea. Radio Papesse aspira ad associare il dibattito attuale sull’arte, sulle ricerche e sperimentazioni sonore con ascolti più leggeri e che tuttavia stentano a trovare spazio su altre radio.
Saranno proprio queste suggestioni a farsi vive negli spazi della Guardiola Contemporanea in due sessioni d’ascolto curate dagli artisti protagonisti Pia Bolognesi, Alessio Ballerini, Joaquin Cofreces, Diana Combo, Alan Dunn, Panayiotis Kokoras, Viola Mondello e Lea Promoja, che accompagneranno la giornata [dalle h. 10.30 alle h. 12.00 – dalle h. 15.00 alle h. 16.30].
L’intento è quello di articolare ulteriormente il discorso, interrogandosi sulla dimensione sonora del Sud.
“Che cos’è il Sud? È solo una questione di latitudine? E’ un fenomeno, è un metodo, è un cliché? E’ possibile definire la scala geografica del Sud? Come possiamo avvicinarci senza ridurre il discorso ad una semplice analisi geografica? Senza ridurne la complessità in un’entità fenomenologica attraverso la quale possiamo definire noi stessi?”

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