Milazzo, per la Corte dei Conti “dissesto unica via d’uscita”

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    Il dissesto costituiva per il Comune di Milazzo l’unica via d’uscita da una situazione diversamente insanabile. E la relazione dell’ispettore ministeriale “fotografa” tutte le criticità esistenti all’interno dell’Ente e non sanate nonostante diverse deliberazioni adottate da questa Corte.
    Questo il giudizio che emerge dalla delibera della Corte dei Conti adottata a conclusione di un lungo iter che ha portato anche all’audizione degli amministratori comunali.
    Un provvedimento che ripercorre tutte le tappe relative alla situazione economico-finanziaria del Comune di Milazzo, partendo dalla gestione 2010-2015 per arrivare alla definitiva pronuncia della ineludibilità del dissesto – già dichiarato dall’attuale Amministrazione e votato lo scorso novembre anche dal Consiglio comunale. I debiti del Comune infatti ammontano ad oltre 44 milioni.
    Una deliberazione di ben 41 pagine quella dell’organo presieduto dal dottor Maurizio Graffeo che oltre ad evidenziare tante criticità “richiama” spesso la relazione dell’ispettore ministeriale Logoteto.
    Tra i tanti “rilievi” dei giudici contabili hanno accertato  “l’irregolare contabilizzazione di impegni di spesa, imputati ad un’annualità diversa da quella di competenza, in violazione del principio di competenza stessa e dell’annualità di bilancio; lo squilibrio sostanziale (non formale) di parte corrente: la  mancanza di una concreta procedura di monitoraggio dell’attività di riscossione delle entrate proprie; la sovrastima di previsioni di entrata e, talvolta, dei conseguenti accertamenti;  carenze nell’attività di accertamento e del recupero delle somme evase e, in generale, nella riscossione delle entrate proprie comunali;  il costante ricorso all’anticipazione di cassa.
    “La deliberazione della Corte dei Conti oltre ad evidenziare tante irregolarità che hanno caratterizzato la gestione della precedente Amministrazione – afferma il sindaco Giovanni Formica – condivide in toto il contenuto della relazione dell’ispettore ministeriale e quanto da noi asserito in quegli anni in cui eravamo opposizione. In particolare è stato confermato che “in molteplici occasioni la gestione finanziaria e amministrativa non si è conformata a principi di diligenza e di prudenza. Mi vorrei soffermare su due aspetti che spesso sono stati al centro della polemica politica: lo sforamento del patto di stabilità negli anni 2011 e 2012; la prima volta per oltre 3 milioni, la seconda per 2. C’era ed è stato confermato e poi la questione dell’integrazione a pioggia dell’orario di lavoro del personale a tempo determinato concessa in presenza di condizioni di dissesto e di grave disagio finanziario del bilancio comunale. La Corte ha evidenziato che tali provvedimenti “non sembrano ispirati ai principi della prudenza e di buona amministrazione, poiché, proprio in considerazione della difficile situazione finanziaria dell’ente, non è stato provato che le integrazioni orarie fossero assolutamente necessarie per assicurare servizi indispensabili per i cittadini e per il funzionamento del Comune. Le integrazioni si sarebbero giustificate soltanto in casi effettivamente documenti  e non potevano certamente operare a favore di tutto il personale a tempo determinato”. Non posso sorvolare poi sull’accusa rivoltaci subito dopo l’insediamento di aver aumentato le tasse che la precedente Amministrazione aveva strumentalmente ridotto qualche mese prima del voto. Scrive la Corte: “La decisione di ridurre le imposte comunali e l’Ici sul presupposto che gli enti dissestati, che presentano consuntivi in attivo per due anni consecutivi, sono esonerati dall’applicazione delle imposte e delle tasse comunali nell’aliquota massima prevista, è illegittima e, comunque, non conforme ai principi di sana gestione, poiché l’attivo del Comune di Milazzo negli anni precedenti è stato meramente fittizio. La citata deliberazione è stata pertanto correttamente annullata dalla successiva deliberazione n. 126 del 30/09/2015 dell’attuale Giunta, che ha ripristinato le precedenti aliquote. Il dramma vero è che la Corte chiarisce che anche dopo la dichiarazione di dissesto del 2013 il comune è stato gestito in violazione delle più elementari regole della contabilità pubblica e non sono state adottate misure organizzative capaci di risolvere i problemi che lo hanno determinato”.