I dettagli dell’operazione “Gamma Interferon”

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Gli animali da macellare clandestinamente venivano recuperati o attraverso furti di bestiame o tramite caccia di frodo o con trappole disseminate nel territorio del Parco dei Nebrodi. Sono particolari dell’operazione “Gamma inteferon” illustrati durante la conferenza stampa in questura. La polizia del Commissariato di Sant’Agata Militello ha eseguito 33 misure cautelari e notificato 50 avvisi di garanzia – firmati dal Gip presso il Tribunale di Patti, Andrea La Spada, su richiesta del Sostituto Procuratore Francesca Bonanzinga. E’ stata fatta così luce su una presunta filiera illegale di ingenti quantitativi di carne destinata al consumo. Tutte le persone coinvolte nell’inchiesta, con compiti e modalità differenti, concorrevano ai differenti passaggi della filiera. Dal reperimento della materia prima (furti seguiti da caccia di frodo e sistemazione di gabbie disseminate all’interno del Parco) al trattamento delle carni, macellate clandestinamente senza alcun controllo e rispetto di norme igienico sanitarie, o dell’animale, sino alla messa in commercio nei punti vendita al consumatore inconsapevole. Un mondo sommerso su cui i poliziotti del Commissariato di S. Agata Militello, con indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Patti (Sostituti Procuratori Luca Melis e Francesca Bonanzinga, coordinati dal Procuratore Capo Rosa Raffa) avviate nel novembre del 2014 e conclusesi nel settembre 2015, hanno fatto luce, appurando responsabilità e modus operandi di ciascun indagato. Tutti, infatti, con compiti e modalità differenti, concorrevano ai differenti passaggi della filiera. Chi con il reperimento della materia prima, che prevedeva in primo luogo furti seguiti da caccia di frodo e sistemazione di gabbie disseminate all’interno del Parco. Si passava poi al trattamento della materia prima reperita, macellata clandestinamente senza alcun controllo e rispetto di norme igienico sanitarie, o dell’animale, sino alla messa in commercio nei punti vendita al consumatore inconsapevole. La conoscenza del vasto territorio e il controllo dello stesso, con auto apripista durante il trasferimento degli animali che segnalavano la presenza di forze dell’ordine ed eventuali posti di blocco, rendevano l’attività criminale ben oliata ed efficiente. Sono stati individuati due gruppi di criminali, il primo facente capo a Biagio Salvatore Borgia composto da Tindara Ferraro (convivente di Borgia), Carmelo Ferraro (allevatore, cognato di Borgia), Sebastiano Conti Mammamica (allevatore), Carmelo Galati Massaro (allevatore), Giancarlo Fontana (allevatore), Antonino Faraci Treonze (sposato con la sorella di Borgia, allevatore), Antonino Calcò detto “BRIK” (allevatore, dipendente comunale del comune di Alcara Li Fusi), Giovanni Girbino (macellaio), Aurelio Claudio Paterniti(macellaio e rivenditore) e Alberto Paterniti (macellaio e rivenditore), tutti destinatari di misure cautelari. Il secondo guidato da Nicolino Gioitta composto da Tindaro Giacomo Agostino Ninone (macellaio e rivenditore), Carmelo Gioitta (fratello di Nicolino, allevatore), Salvatore Artino Inferno (allevatore), Nicola Faraci Ciaramira (allevatore), Vincenzo Maenza (allevatore), Tommaso Blandi(allevatore), Giuseppe Oddo (allevatore), Antonino Ravì Pinto (Medico Veterinario Responsabile dell’ASP di Sant’Agata Militello), Fortunata Grasso, Sebastiano Calanni Runzo, Antonino Calanni (Medici Veterinari in Servizio presso L’ASP di Sant’Agata Militello). I due operavano sullo stesso territorio senza scontrarsi e facevano riferimento alla criminalità di Tortorici il primo e di Cesarò il secondo. Il gruppo di Nicolino Gioitta aveva l’ulteriore appoggio dei medici veterinari dell’Asp di S. Agata Militello, che con falsa documentazione apponevano il marchio identificativo sugli animali rubati e quindi il transito nelle aziende del gruppo. I reati contestati sono abuso d’ufficio, falso, omissione in atti d’ufficio nonché diffusione di malattie degli animali e favoreggiamento. Emersi episodi in cui la presenza di capi non identificati o infetti e di importanti quantitativi di farmaci irregolari e illegali da somministrare agli animali non è stata registrata. Prosegue il lavoro d’indagine per verificare le responsabilità di tutti gli indagati, tra cui sono presenti rappresentanti dello Stato e delle Forze dell’Ordine, tutti destinatari di avviso di garanzia.