Aumentano i casi di finti furti di bestiame nei Nebrodi

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I finti furti di bestiame e la macellazione abusiva sono sempre più diffusi in Sicilia, soprattutto nella zona dei Nebrodi. La commissione di verifica sulla filiera dei controlli della carne, nominata dal Governatore Crocetta all’indomani dell’attentato contro il Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, ha consegnato la prima bozza di relazione. Emerge un dato eloquente: Nei primi mesi del 2016 sono stati circa 500 mila i casi di abigeato di caprini e bovini in Sicilia, molto più della media nazionale dove in un anno vengono rubati circa 150 mila capi di bestiame. Il meccanismo è semplice: quando un animale si ammala gli allevatori ne denunciano la scomparsa o per macellarlo abusivamente, o per creare una “riserva” di animali, ovvero il bestiame malato si uccide ma il microchip viene trasferito in un animale rubato. Altro motivo dei falsi casi di abigeato sono i fondi dell’Unione Europea: ogni capo di bestiame vale 202 euro e gli allevatori ne dichiarano più di quanti ne hanno per ottenere il finanziamento e per non essere scoperti successivamente ne denunciano la scomparsa. Sui Nebrodi è allarmante il numero di casi di tubercolosi bovina: 430 in Italia di cui 330 in Sicilia e 100 a Caronia. Lo scorso mese, inoltre, si sono registrati casi di carbonchio tra Bronte e Randazzo, sono morti 15 bovini e i sindaci hanno dichiarato infetta parte del territorio. In provincia di Messina nel 2016 si sono ammalate 133 persone di brucellosi.