Jared Berggren il nome caldo per la Betaland

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CAPO D’ORLANDO Oltre un mese fa siamo stati i primi a mettere sul piatto del mercato della Betaland il nome del pivot Jared Berggren, americano di 26 anni, 208 cm del Minnesota, visto a Cantù e Trento la scorsa stagione. Sfumato l’argentino Marcos Delia (ha firmato con il Murcia, nella Acb spagnola) e Miroslav Todic (Pesaro) sembra proprio lui il nome più caldo per la regina di Sicilia ogni tempo a sette giorni esatti dall’inizio della preparazione al resort “Borgo Abacena” a Tripi. Potrebbe essere un ripiego almeno a giudicare dai commenti dei tifosi che non fanno certo salti di gioia ai rumors, anche se la concorrenza della matricola Brescia non rende scontato l’esito delle trattative. Entrambi i club avevano puntato le attenzioni su un prospetto diverso, Vitalis Chikoko ma il lungo, ex Reggio Emilia e Verona, sembra indirizzato in Francia. Entro domani, comunque, dovrà arrivare una decisione, l’Orlandina ha poco tempo a disposizione se vuole partire al completo per l’inizio della preparazione. L’eventuale firma di Bergreen completerebbe i tesseramenti con i tre extracomunitari e si aggiungerebbe a quelli di Diener e Archie. Ciò vuol dire che, per il ruolo di ala-guardia, vale a dire l’elemento forte che si cerca per la panchina ma capace di alternarsi o di giocare insieme a Diener, si dovrà procedere per un europeo. Sul fronte Nicevic il capitano dovrebbe arrivare entro il 28 agosto ed aggregarsi a nuovi e vecchi compagni per i quali la prima campanella suonerà tra il 19 e il 20 per l’arrivo a Capo d’Orlando.
Intanto è stata davvero una graditissima sorpresa per il presidente Enzo Sindoni che ha ricevuto e accolto in casa Betaland Capo d’Orlando i due figli del grande Alessandro Fantozzi. Volevano rivedere il luogo in cui il padre aveva di fatto scritto la storia a suon di giocate funamboliche e tiri da oltre l’immaginabile. Aurora e Alessio Fantozzi si sono recati nella mattinata di oggi presso la tensostruttura di Piazza Peppino Bontempo a Capo d’Orlando. Un luogo sacro, un baule d’emozioni da scoperchiare, ma, anche e soprattutto, semplicemente una seconda casa per i due ragazzi che non hanno nascosto le emozioni nell’attraversare quel tunnel che porta al parquet e nell’ammirare la gigantografia del padre che oltre ad aver dato il nome al PalaSport ha impresso nelle menti orlandine indelebili ricordi. Prima di andar via, la promessa dei due ragazzi è stata quella di ritornare al più presto con la volontà di rituffarsi nell’atmosfera unica del PalaFantozzi gremito di sostenitori biancazzurri, mai dimenticati dalla loro famiglia.figli-fantozzi