“Senza tregua”, dettagli e immagini dell’operazione antimafia sui Nebrodi

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CAPO D’ORLANDO – È la naturale prosecuzione dell’operazione “Rinascita”, portata avanti per stroncare sul nascere ogni nuovo tentativo di riorganizzazione della mafia sui Nebrodi. L’operazione, scattata all’alba di oggi e denominata “Senza tregua”, ha inferto un nuovo colpo sul nascere all’organizzazione mafiosa tortoriciana, in particolare del clan dei Bontempo Scavo. L’indagine è scattata nell’aprile 2013 con l’arresto in flagranza di reato, effettuato da personale del Commissariato di P.S. di Capo d’Orlando, durante un tentativo di estorsione ai danni di un nightclub nel centro paladino, perpetrato da quattro giovani tortoriciani. Nel corso delle prime intercettazioni emergeva che il nuovo boss di Tortorici, la persona in cui in quel momento bisognava fare riferimento, era Antonio Foraci detto “U calabrisi”. Da qui, la scoperta tra il settembre del 2013 ed il dicembre del 2014 altre due associazioni a delinquere dedite al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti nella fascia tirrenica della Provincia di Messina.

I provvedimenti di custodia cautelare in carcere riguardano:
ASPRI Giovanni, 50 anni di Messina;
CAMBRIA ZURRO Gaetano Calogero, 28 anni di Capo d’Orlando;
CORDA Vincenzo, 33 anni di Palermo;
COSTANZO Francesco, 28 anni di Adrano  (CT);
COSTANZO RINA Calogera, moglie di Foraci, 48 anni di Tortorici;
DESTRO PASTIZZARO Luca 22 anni di Bronte (CT);
FAVAZZO Gianluca 40 anni di Tortorici;
FAVAZZO Sebastiano, detto “cinque dita” 35 anni di Tortorici;
FORACI Antonio, detto “u calabrisi”, 52 anni di Tortorici, in atto sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per mafia;
FORACI Cristian, 27 anni, figlio di Antonio, di Tortorici;
GALATI GIORDANO Roberto, detto “pampuscia”, 38 anni di Tortorici;
GALATI RANDO Sebastiano, 34 anni di Bronte (CT);
MONTAGNO BOZZONE Giovanni, 51 anni di Tortorici;
ROCCHETTA Massimo Salvatore 41 anni di Tortorici, in atto sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per mafia;
ROSANO Vincenzo 48 anni di Adrano (CT), in atto detenuto;
SINAGRA GIUSEPPE, detto “pippo finestra”, 40 anni di Sinagra;

Agli arresti domiciliari sono finiti, invece:
CHIAIA Giuseppina 25 anni nata a Sant’Agata Militello;
CUTÈ Giovanni 50 anni di Messina, in atto sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per mafia;
FAVAZZO Andrea 21 anni di Tortorici;
FLORINDO Carmelo Salvatore, 33 anni nato in Germania e residente nel catanese;
IMBARRATO Carmelo 25 anni di Biancavilla (CT);
INGRILLI’ Simone 22 anni di Capo d’Orlando;
RANERI Giuseppe Domenico 20 anni di Sant’Agata Militello.

 

 

 
Nelle successive indagini dei poliziotti di Capo d’Orlando, coordinate dalla DDA di Messina, è stato possibile raccogliere, attraverso una complessa attività svolta con l’ausilio di servizi di intercettazione telefonica ed ambientale, significativi elementi probatori a carico di alcuni soggetti tortoriciani che si adoperavano in attività estorsive per conto del Clan Bontempo Scavo e nello spaccio di stupefacenti nel centro oricense ed a svelare l’esistenza di una struttura mafiosa pienamente operativa nel territorio nebroideo, tanto da collaborare con la potente famiglia NIRTA – STRANGIO della ‘ndrangheta calabrese.
Tale struttura operativa, facente capo per l’appunto al FORACI, uomo già noto alle forze dell’ordine e organico dei BONTEMPO SCAVO, affiancato dalla moglie COSTANZO Calogera Rina, dal figlio Cristian e dal sodale Giovanni MONTAGNO BOZZONE, operava sul territorio, mantenendo saldi contatti con altri appartenenti alla medesima associazione mafiosa, sia in libertà (Giuseppe SINAGRA detto “finestra”) che detenuti (Massimo Salvatore ROCCHETTA), portando a termine estorsioni in danno di commercianti ed imprenditori, avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo mafioso.
senza tregua 2I rapporti fattivi e operativi del Foraci con Rocchetta, come l’investitura ricevuta dai giovani Bontempo Scavo, sono elementi univoci e concludenti, sia sul ruolo associativo che sulla crescita del ruolo del FORACI che diviene, dopo la scarcerazione, pedina fondamentale dell’associazione. Tanto si evince sia dal plurimo attivismo criminale, sia dalla rete dei contatti stesi che dai propositi di armare il gruppo. Il predetto viene a costituire un punto di riferimento, operativo anche tramite il figlio all’esterno, in una struttura dedita al pizzo e all’approvvigionamento e vendita di stupefacenti, con una serie di affiliati organici stabili che ne condividono il progetto.
Lo strettissimo legame tra FORACI ed esponenti di spicco della locale criminalità mafiosa appariva palese sin dall’avvio delle intercettazioni nella sua abitazione. Dai colloqui intercettati, emergeva la necessità per il FORACI di trovare un canale sicuro di comunicazione con il carcere di Messina, attraverso il quale far pervenire messaggi ad un detenuto. FORACI veniva intercettato proprio mentre era intento, insieme al figlio Cristian ed alla moglie COSTANZO Rina, a scrivere una lettera indirizzata al detenuto Massimo ROCCHETTA. La lettera era finalizzata ad informare quest’ultimo di vicende di interesse dell’associazione mafiosa ed a chiederne l’intervento risolutore, attraverso i contatti con altro detenuto, appartenente alla famiglia calabrese NIRTA STRANGIO. Ne seguiva uno scambio di corrispondenza che aveva ad oggetto un’attività estorsiva da compiersi nei confronti di una ditta di Sant’Agata di Militello che effettuava lavori sia in Calabria che in Sicilia.
In altre circostanze, invece, i due intrattenevano corrispondenza relativa ai canali di approvvigionamento di stupefacenti.
Nella organizzazione del modus operandi delle richieste estorsive, il FORACI Antonio forniva precise istruzioni al figlio Cristian ed a Giovanni MONTAGNO BOZZONE, raccomandando loro di fare presente agli estorti che era lui il soggetto cui fare riferimento per la raccolta dei soldi. Questi costringevano quindi le vittime a consegnare il denaro sotto la minaccia, anche implicita, derivante dall’appartenenza alla associazione mafiosa operante nel territorio di Tortorici, così sottintendendo e prospettando l’eventualità di attentati. Ed è proprio nel campo delle estorsioni che il FORACI Cristian vuole dimostrare al padre il suo spessore criminale. Durante un colloquio intercettato Cristian si vanta che, durante la detenzione del padre, ha costretto un commerciante a corrispondergli la somma di 1.000 euro.
In un’altra intercettazione, dopo un rifiuto di pagamento, si sente il FORACI Antonio dire al figlio di recarsi nuovamente presso l’attività commerciale e dargli un vero e proprio ultimatum: “gli devi dire: fino a stasera ho tempo, poi non ne ho più”. Padre e figlio poi, in una escalation estorsiva di matrice mafiosa, decidevano di prendere di mira l’autovettura della vittima, ove questa avesse manifestato ulteriore resistenza alle richieste di denaro. La pressione alla fine ebbe effetto ed il commerciante consegnò la somma di denaro richiesta.
Le estorsioni, consumate o tentate, consistevano sia nella materiale dazione di denaro sia nella richiesta di attività lavorative per i familiari.
Inoltre, consistenti le quantità di sostanze stupefacenti sequestrate, tra cui 140 grammi di cocaina e 600 grammi circa di marijuana: in particolare, 100 grammi di cocaina, venivano sequestrati a MONTAGNO BOZZONE Antonio, mentre li trasportava a bordo di un bus di linea che da Messina va a Tortorici, 30 grammi di cocaina venivano rinvenuti e sequestrati, debitamente occultati da FORACI Antonio, in un muro sito in prossimità della sua abitazione, 10 grammi di cocaina, venivano sequestrati a DESTRO PASTIZZARO Luca che li trasportava insieme a FORACI Cristian e i 400 grammi di marijuana venivano sequestrati durante la perquisizione effettuata a casa di DESTRO PASTIZZARO Luca. Il rimanente è stato sequestrato al gruppo orlandino.
senza tregua okNel corso delle indagini, sono emersi anche diversi progettazi di rapine ai danni di commercianti locali che per cause indipendenti dalla loro volontà non sono state portate a compimento.
Per i reati inerenti l’associazione mafiosa e le estorsioni sono sottoposti alla custodia cautelare in carcere: FORACI Antonio, FORACI Cristian, COSTANZO Calogera Rina, MONTAGNO BOZZONE Giovanni, ROCCHETTA Massimo Salvatore e SINAGRA Giuseppe.
Per reati inerenti il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, sono tratti in arresto ASPRI Giovanni, COSTANZO Francesco, COSTANZO Rina Calogera, DESTRO PASTIZZARO Luca, FAVAZZO Gianluca, FAVAZZO Sebastiano, FORACI Antonio, FORACI Cristian, GALATI GIORDANO Roberto, GALATI RANDO Sebastiano, MONTAGNO BOZZONE Giovanni, ROSANO Vincenzo, tutti sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere e CUTE’ Giovanni, FAVAZZO Andrea, FLORINDO Carmelo Salvatore e IMBARRATO Carmelo, sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
Analogamente la Polizia di Stato ha individuato e monitorato un’altra associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanza stupefacente operante nel centro di Capo d’Orlando, capeggiato da CAMBRIA ZURRO Gaetano Calogero, sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere, e composto da CHIAIA Giuseppina, INGRILLÌ Simone e RANERI Giuseppe, questi ultimi sottoposti alla misura degli arresti domiciliari.
Tale gruppo si riforniva di stupefacenti soprattutto attraverso CORDA Vincenzo, palermitano dimorante a Sant’Agata di Militello (sottoposto in data odierna alla misura della custodia cautelare in carcere).
Nel corso delle indagini veniva altresì tratto in arresto in flagranza di reato: GILORMELLO Fabio (di Bergamo), sorpreso mentre trasportava in treno circa gr. 100 di marijuana da Palermo a Capo d’Orlando.
L’approvvigionamento dello stupefacente avveniva seguendo diversi canali. In particolare, il gruppo tortoriciano prediligeva fornirsi a Messina dall’ASPRI Giovanni e ad Adrano mediante COSTANZO Francesco. Il gruppo orlandino invece si riforniva principalmente nel palermitano tramite il CORDA Vincenzo. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, alle estorsioni aggravate dal metodo mafioso, all’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
All’esecuzione della vasta operazione di polizia hanno collaborato i poliziotti delle Squadre Mobili di Palermo e Catania nonchè i colleghi dei Commissariati P.S. della Provincia di Messina e dei Reparti Prevenzione Crimine di Palermo e Catania.