Attentato ad Antoci, test dna su tracce di sangue. Lo Forte: “Mafia alza la testa”

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SANT’AGATA MILITELLO – Proseguono le indagini della Polizia di Stato dopo l’agguato teso nella notte tra il 17 ed il 18 maggio nei confronti del presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci e della sua scorta. Secondo quanto reso noto dagli investigatori, è stato disposto l’esame del Dna sulle tracce di sangue trovate sul luogo dell’agguato e rilievi scientifici sulle due bottiglie molotov trovate nel bosco di Casello Muto, lungo strada che collega Cesarò e San Fratello. Il primo accertamento sulle tracce ematiche servirà a stabilire se sono umane, poi sarà estratto il Dna. Gli investigatori cercano anche impronte digitali e tracce biologiche sulle due bottiglie incendiarie. Le indagini sono eseguite dalla Questura di Messina e coordinate dal procuratore Guido Lo Forte e dai sostituti Vito Di Giorgio, Angelo Cavallo e Fabrizio Monaco. “Quello che emerge è che la mafia sta rialzando la testa la ‘terza mafia’ della provincia di Messina quella dei Nebrodi, una delle organizzazione criminale tra le più antiche e pericolose” ha dichiarato il procuratore di Messina, Lo Forte, all’Ansa. “Dopo che i clan di Barcellona Pozzo di Gotto e di Messina sono stati colpiti in maniera forte anche dalle operazioni antimafia – aggiunge – i ‘Batanesi’ e i ‘Tortoriciani’ stanno cercando di recuperare terreno e spazi. La mafia ha da sempre interesse su pascoli, agricoltura e i finanziamenti europei. Non posso dire altro sull’inchiesta in corso, ma sicuramente ci saranno presto degli sviluppi”.