Pendolaria 2015, più ombre che luci per il trasporto ferroviario in Sicilia e nel messinese

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    REDAZIONE – Un Paese che viaggia sempre di più a velocità differenti, con un gap evidente tra nord e sud Italia. È quanto emerge dal Rapporto Pendolaria 2015 di Legambiente. Nei collegamenti nazionali il successo di treni moderni, veloci e con una offerta sempre più ampia e articolata che si muovono tra Salerno, Roma, Torino e Venezia (+13% dal 2010 al 2013, +7 sia nel 2014 che nel 2015), ma in parallelo la progressiva riduzione dei treni Intercity e dei collegamenti a lunga percorrenza (-19,7% dal 2010) nel resto di un Paese oramai sempre più diviso tra un servizio di serie A e uno di serie B. La novità è che una analoga situazione si evidenzia sempre di più anche tra le Regioni, dove aumenta la distanza tra situazioni dove i pendolari sul treno aumentano e invece Regioni dove cala il numero per i tagli al servizio e il degrado dell’offerta, tra treni lenti e vecchi.
    Dal 2008 il Rapporto Pendolaria presenta una fotografia della situazione del trasporto ferroviario in Italia con attenzione particolare alla situazione che ogni mattina trovano coloro che prendono il treno per ragioni di lavoro o di studio. Anno dopo anno racconta come è cambiata la qualità del servizio, quali iniziative e interventi si possono segnalare nelle città in positivo e invece i punti in maggiore sofferenza della rete.
    Ecco in sintesi i principali cambiamenti avvenuti sulla rete ferroviaria nel 2015, soprattutto riguardo la regione Sicilia e la provincia di Messina.
    Fra il 2010 e il 2015 il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 12,1 % in Sicilia a fronte di un aumento del 7,7% delle tariffe. I tagli al servizio riguardano anche i collegamenti nazionali. Un’analisi della situazione del parco rotabile è fondamentale per capire la situazione del trasporto ferroviario in Italia e in particolare la qualità del servizio offerta ai cittadini. Sono 3.290 i treni in servizio nelle Regioni, e l’età media dei convogli in circolazione è di 18,6 anni con differenze da regione a regione.
    Mentre il Presidente del Consiglio rilancia il progetto del Ponte sullo Stretto intere aree del Sud si ritrovano sempre più lontane dal resto d’Italia e perfino nei collegamenti regionali. Il dibattito politico continua ad avere come unica prospettiva quella delle grandi opere (il Ponte di Messina, la Napoli-Bari, l’alta velocità Palermo-Catania) mentre è il gap di collegamenti regionali, la riduzione dei treni e la lentezza dei convogli lungo le principali direttrici il dramma che vive ogni giorno che vive nel Mezzogiorno.
    L’attuale livello di servizio nelle Regioni del Sud è imparagonabile per quantità a quello del Nord. Ogni giorno in tutto il Sud circolano meno treni regionali che nella sola Lombardia. In particolare tra Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna i treni effettuano 1.738 corse, ossia decisamente meno dei 2.300 della sola Lombardia. E se si pensa che questo sia giustificato dalla quantità di persone presenti allora è necessario ricordare che la popolazione della stessa Lombardia equivale a quella di Sicilia e Campania messe assieme, e che le Regioni del Sud hanno oltre il doppio degli abitanti (19,5 milioni contro 9,7). Non si tratta di un problema di popolazione, ma ancora una volta di risorse e di scelte politiche, soprattutto se si vanno a guardare le enormi differenze ad esempio tra Lombardia e Sicilia. Quest’ultima, quarta Regione in Italia per popolazione con 5 milioni di abitanti, vede circolare meno di 1/5 dei treni regionali della Lombardia,
    regione che però ha solo il doppio degli abitanti. In Sicilia sono 404 le corse ferroviarie a fronte di una popolazione di quasi 5 milioni di abitanti contro le 2.300 corse della regione Lombardia che conta 9, 8 milioni di abitanti. Se poi si guarda ai collegamenti con Frecce, Italo, Intercity il confronto diventa impietoso sia in Sicilia che nel resto del Sud.
    Al Sud i treni sono più vecchi. L’età media dei convogli al Sud è nettamente più alta con 20,4 anni, rispetto al Nord (dov’è 16,6) ma anche alla media nazionale di 18,6. Si trovano poi casi come quelli di Basilicata (23,7), Puglia (22,9), Sicilia (22,5) e Calabria (21,1) dove la media è ben più alta con punte di treni che sono davvero troppo “anziani” per circolare.
    Per quanto riguarda la spesa delle Regioni per il servizio ferroviario, le situazioni più gravi sono quelle di Sicilia, Calabria, Piemonte, Puglia e Veneto dove i pendolari sono centinaia di migliaia e si stanziano fondi vicini allo 0,1% della spesa rispetto al bilancio, o nel caso di Sicilia e Calabria addirittura nulla.
    Legambiente chiede al Governo di dare subito un segnale al Sud di cambiamento, perché si può realizzare in pochi mesi un miglioramento come quello fatto nel 2015 sulla Palermo-Catania dopo che la frana ha interrotto l’autostrada. Tra gli interventi proposti, anche la velocizzazione della tratta Palermo- Messina con una stima di costi totali di 180 mln di euro necessari: sarebbe possibile finanziarne 28 nell’anno in corso per realizzare interventi per ridurre tempi di percorrenza di 15 minuti e acquistare nuovi treni. Fermo ormai da tempo il piano di cofinanziamento regionale per l’acquisto di treni Minuetto avviato negli anni passati e nessun investimento risulta ormai da anni.
    Il Rapporto Pendolaria 2015 ha analizzato in ogni Regione le risorse e gli impegni previsti nei CdS, per capire come le politiche dei governi locali sui trasporti si siano tradotte o meno in attenzioni e investimenti a favore del trasporto ferroviario pendolare. La Sicilia ha finalmente concluso il 30 dicembre l’iter per la firma del primo Contratto di Servizio. Si tratta di un contratto di durata biennale per un valore complessivo di 223 milioni e sarà propedeutico al contratto decennale 2017-2026. La Regione Siciliana corrisponderà a Trenitalia corrispettivi per 111,5 milioni di euro all’anno a fronte di una produzione di 9,5 milioni di treni*km destinata ad essere aumentata, nel tempo, in termini di frequenza delle corse e di chilometri percorsi. L’intesa, inoltre, prevede investimenti pari a 190 milioni di euro per l’acquisto di nuovi treni: 40 milioni in autofinanziamento da parte di Trenitalia e due tranche di 50 e di 100 milioni di euro da parte della Regione.
    Nell’isola l’89% dei 1.430 km della rete ferroviaria è a binario unico e quasi la metà della stessa rete non è elettrificata. Ma qualcosa si può fare subito per migliorare il servizio ad esempio puntando sulla velocizzazione dei tempi di percorrenza tra le principali città siciliane, un intervento che richiederebbe intanto l’acquisto di materiale rotabile più efficiente, ad esempio con un revamping dei vecchi treni “Pendolino” ad un bassissimo costo, per le linee tra Messina, Catania e Palermo. E poi alcuni interventi di adeguamento delle linee per il passaggio di questo tipo di treni per una spesa stimata in circa 40 milioni di Euro. Ovviamente molto di più si potrebbe fare raddoppiando finalmente le tratte ancora a binario unico tra le città principali.
    Allo stesso modo risulta fondamentale evitare investimenti in infrastrutture considerate non prioritarie dagli stessi comitati dei pendolari siciliani, come un nuovo e costosissimo tracciato diretto tra Catania e Palermo. Ma ancora peggio è la condizione delle ferrovie interne in Sicilia e con la stessa cifra prevista per l’alta velocità Palermo-Catania-Messina (dagli 8 ai 10 miliardi di euro) si potrebbero ammodernare e velocizzare numerose altre tratte considerate “secondarie”. Come ad esempio la Trapani-Palermo (la linea Alcamo-Trapani via Milo è chiusa da oltre 2 anni), il completamento del raddoppio tra Castelbuono-Patti sulla dorsale tirrenica, il completamento del raddoppio Catania Ognina-Catania Centrale, la velocizzazione della Catania-Siracusa e numerosi altri.
    Un altro aspetto che contribuisce a disincentivare l’uso del treno da parte di molte persone è quello delle numerose stazioni senza servizi ed in stato di completo degrado presenti in Italia.
    I pendolari siciliani segnalano da anni la stazione in completo abbandono di Barcellona-Castroreale, la seconda stazione per bacino d’utenza della Provincia di Messina che vedeva fino a pochi anni fa la fermata di tutti i treni passeggeri e merci mentre ora è stata declassificata come semplice fermata impresenziata sulla linea Messina-Palermo. Recentemente il Comitato Pendolari Siciliano ha registrato altre problematiche in questa stazione. Infatti la pensilina fronte al binario 1 risulta essere del tutto al buio e non va meglio nemmeno al binario uno e due nei quali l’illuminazione risulta essere carente o del tutto assente, per non parlare del parcheggio antistante la stazione al buio assoluto.
    Anche a Milazzo la situazione della stazione è quanto mai preoccupante. Lo ha denunciato più volte il Comitato Pendolari S.Agata ed il Comitato Pendolari Siciliani vista la condizione di totale abbandono in cui versa in particolare il parcheggio antistante la stazione, con erbacce, rifiuti e sporcizia di ogni genere. Ancor più grave è il fatto che si tratta di una delle stazioni utilizzate dai turisti nel periodo estivo per raggiunge le isole Eolie.
    Un risultato positivo, invece, è stato raggiunto in Sicilia , grazie al serio e deciso impegno dell’amministrazione comunale: è il caso della stazione di Brolo (ME). Il Comune è riuscito ad ottenere in comodato gratuito per 5 anni la stazione situata sulla direttrice Palermo – Messina. Il tutto in una situazione di degrado avanzato fino al 2011, quando sembrava che la stazione di Brolo fosse destinata ad una chiusura irreversibile. L’intenzione è quella di far rivivere questo luogo portando qui attività importanti per una piccola realtà: gli uffici dei vigili urbani ed il centro policomunale di Protezione Civile. Un uso sociale della stazione che sarà allargato ad altre importanti attività e che al tempo stesso garantirà una serie di servizi in più ai pendolari della zona; grazie all’accordo infatti il Comune si è assunto gli oneri di pulizia e di custodia delle sale d’atte sa dei viaggiatori (fino a pochi mesi fa non più funzionali).