Vertenza precari: Mgl insiste sul tempo indeterminato senza se e senza ma

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    La norma appena approvata con legge di stabilità, che deroga all’art 4 comma 9 del decreto 101/2013, consentendo a tutte le amministrazioni locali, comprese quelle che vengono a trovarsi in condizione di dissesto o predissesto, sul territorio della regione siciliana, di confermare le attività in scadenza a decorrere dal 31 dicembre 2015 fino al 31 dicembre 2016 i rapporti di lavoro a tempo determinato, non è la soluzione al problema. Anzì, secondo Mgl, da un’attenta lettura degli articoli contemplati nella legge di stabilità appena approvata dal parlamento nazionale, il personale precario degli enti locali viene a trovarsi in una posizione di svantaggio rispetto ieri, stante che le economie che gli enti sono chiamati ad accertare nel triennio precedente a quello in cui possono andare ad operare possibili stabilizzazioni, subiscono un taglio in percentuale passando dal previsto 60% del decreto 90/2015 al 25% della legge di stabilità 2016, condizione che non trova applicazione nei confronti del personale dipendente, eccedente nei processi di rivisitazione delle nuove realtà territoriali nate dalle dismesse province, in capo a cui resta la titolarità a ricoprire i posti vuoti nelle dotazione organiche degli enti territoriali secondo l’istituto della mobilità. Ciò premesso, ci preoccupa di più la posizione che le amministrazioni locali assumono nei confronti del proprio personale precario, adottando delibere di prosecuzione a conferma dei rapporti di lavoro in scadenza a far data dal 31 dicembre 2015 per periodi inferiori a quello che la norma stessa consente loro; ciò testimonia il disinteresse e la poca attenzione riservata alla categoria. Nel rispetto di una comune volontà a non ritrovarci nuovamente in prossimità del prossimo 31 dicembre 2016 con le tensioni e le aspettative dell’ennesimo rinnovo, sollecito tutto il personale interessato ad acquisire subito, da oggi, la consapevolezza ad agire in funzione di una riconversione dei rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, senza fare sconti a nessuno, su un possibile declassamento o riduzione del monte ore oggi contrattualizzato, ne rimettere in discussione le professionalità e le competenze maturate.