Registro delle Unioni Civili, Tusa dice SI

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    TUSA – Con voto unanime, il Consiglio Comunale di Tusa ha approvato il regolamento per l’istituzione del Registro delle Unioni Civili. La proposta della deliberazione a firma dell’Assessore Domenico Grillo, favorevolmente esitata dalla commissione consiliare regolamenti, è stata approvata all’unanimità.
    Il Sindaco, Angelo Tudisca, nel suo intervento ha evidenziato che “L’istituzione del registro delle unioni civili non rientrava tra i punti programmatici, ma come amministrazione abbiamo ritenuto opportuno vedere riconosciuti tutti quelle forme di legami affettivi che non si concretano o non si possono concretare nell’istituto del matrimonio ma che si palesano per una convivenza stabile e duratura. Siamo consapevoli che si tratta di un’iniziativa simbolica ma ci auspichiamo che venga colmata la lacuna legislativa. Con questo atto Tusa dimostra, ancora una volta di essere inclusiva rispetto a tutti i componenti della sua comunità. Tusa si avvicina all’Europa prima di quanto fatto dal Governo centrale”.
    Il Comune può deliberare in tale materia, nell’ambito dei principi e delle regole fissate dalla legislazione statale, per i poteri ad esso attribuiti dal Decreto Legislativo 267/2000 “al fine di promuovere pari opportunità per le unioni di fatto, favorendone l’integrazione sociale e prevenendo ogni forma di disagio nonché di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale”.
    Il profilo giuridico delle unioni civili è incerto e poco chiaro, perché i due partner condividono un progetto di vita, e quindi affetti e solidarietà,  ma rischiano di vedersi negati diritti fondamentali, quali ad esempio: il mancato riconoscimento dello status di parente nei casi di urgente necessità di tipo sanitario; il mancato accesso al sistema dei congedi dal lavoro per assistenza al partner; l’impossibilità di accedere alle prerogative previste dall’istituto della “famiglia”; in caso di maltrattamenti di un convivente nei confronti del partner non si configura il reato di maltrattamenti in famiglia; se cessa la convivenza, solo il proprietario o l’intestatario del contratto d’affitto ha diritto a restare nell’abitazione.