MESSINA – La Polizia di Stato di Messina ha eseguito l’ordinanza di misure cautelari personali dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, emessa dal Gip del Tribunale di Messina D.ssa Maria Militello, su richiesta del Procuratore Aggiunto Dott. Vincenzo Barbaro e dal Sostituto Procuratore Dott. Diego Capece Minutolo, nei confronti dei seguenti Consiglieri, attualmente in carica nel Consiglio Comunale del Comune di Messina:
a.i.1. ABBATE Carlo, 56 anni, eletto nella lista del Partito Democratici Riformisti;
a.i.2. ADAMO Pietro, 32 anni, eletto nella lista del Movimento Siamo Messina;
a.i.3. AMADEO Pio, 44 anni, eletto nella lista del Movimento Articolo 4;
a.i.4. BURRASCANO Angelo, 56 anni, eletto nella lista del Movimento Il Megafono-Lista Crocetta;
a.i.5. CRIFO’ Giovanna, 55 anni, eletta nella lista del Partito Forza Italia;
a.i.6. CRISAFI Nicola Salvatore, 38 anni, eletto nella lista del Partito Nuovo Centro Destra- NCD;
a.i.7. CUCINOTTA Nicola, 44 anni, eletto nella lista del Partito Democratico;
a.i.8. DAVID Carmela, 50 anni, eletta nella lista del Partito Unione di Centro- UDC;
a.i.9. DAVID Paolo, 48 anni, capogruppo eletto nella lista del Partito Democratico;
a.i.10. SOTTILE Fabrizio, 32 anni, capogruppo eletto nella lista del Movimento Siamo Messina;
a.i.11. VACCARINO Benedetto, 44 anni, eletto nella lista del Partito Democratico;
a.i.12. ZUCCARELLO Santi Daniele, 35 anni, eletto nella lista del Movimento Progressisti Democratici.
I consiglieri sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati continuati di truffa aggravata, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e abuso d’ufficio. Nell’ambito dello stesso procedimento penale risultano tuttora indagati altri 10 consiglieri comunali.
Il provvedimento scaturisce da una complessa e articolata indagine protrattasi fin dal mese di novembre del 2014, quando la DIGOS della Questura di Messina ha avviato un’attività d’indagine finalizzata a far luce sul fenomeno comunemente denominato “Gettonopoli”. Ovvero “l’abitudine” di un gruppo di Consiglieri Comunali del Comune di Messina di percepire in maniera fraudolenta il cosiddetto gettone di presenza in occasione delle sedute delle commissioni consiliari permanenti.
Le commissioni consiliari permanenti che operano all’interno del Consiglio Comunale di Messina sono dieci più la conferenza dei Capi Gruppo, ed ognuna si occupa di materie specifiche. Le commissioni in seduta ordinaria si riuniscono settimanalmente, secondo un sistema calendarizzato senza preventiva indicazione degli ordini del giorno da trattare. Ciascun consigliere comunale è componente di almeno 6 commissioni ed ognuno, in teoria, potrebbe raggiungere il massimo di 24 presenze mensili. In realtà ciascun consigliere tendeva a massimizzare i gettoni di presenza utilizzando vari sotterfugi per comprovare la propria partecipazione alle sedute delle commissioni consiliari permanenti.
Nel corso dell’indagine è emerso che quanto riportato nei verbali delle commissioni era il frutto di una studiata condotta finalizzata ad aggirare il problema della presenza effettiva del consigliere, alla quale è subordinata l’erogazione del gettone di presenza. Gli investigatori hanno accertato che, in alcuni casi, i consiglieri intervenivano nel corso della seduta per il tempo strettamente necessario a firmare, e quindi per ottenere ugualmente il gettone di presenza.
Nel settembre del 2013, dopo l’elezione dell’attuale Consiglio Comunale avvenuto nel giugno del 2103, il gettone dei consiglieri comunali è diminuito da 100 a 56 euro, fermo restando l’indennità mensile massima di 1.529 €. Nel dicembre del 2013 l’indennità mensile massima è aumentata a 2.184 €, raggiungibile con un minimo di 39 presenze mensili.
Dal dicembre 2013 quasi tutti i consiglieri comunali hanno raggiunto la soglia minima delle 39 presenze sia attraverso le commissioni, sia apponendo la sottoscrizione in sostituzione del capo gruppo, frutto di un preventivo accordo tra delegante e delegato per massimizzare la fruizione dei gettoni di presenza.
L’attività della DIGOS nel mese di novembre, dicembre 2014 e gennaio 2015, ha consentito di accertare una discrasia tra la situazione risultante dai verbali e quella reale. Si è accertato che alcuni consiglieri comunali si allontanavano senza neanche attendere un breve lasso di tempo per consentire ai colleghi di arrivare ed al presidente di effettuare la verifica del numero legale.
Le indagini hanno confermato che alcuni consiglieri comunali cercavano ad ogni costo di raggiungere il massimo dei gettoni di presenza e che la firma apposta nei verbali di adunanza rappresentava solo un modo per percepire l’indennità.
Tra l’altro così facendo i consiglieri che lavoratori dipendenti, erano esonerati dal recarsi sul posto di lavoro, facendo percepire l’indennità al datore di lavoro con un ulteriore aggravio per le casse del Comune.
Nel corso delle indagini è emerso inoltre che vari consiglieri comunali, in virtù di un mutuo accordo, firmavano in sostituzione di un consigliere dello stesso gruppo o del capo gruppo, senza essere muniti di delega scritta da parte del delegante.
Dalle indagini è emerso peraltro che talvolta è stata dichiara falsamente a verbale l’esistenza del numero legale, consentendo così di approvare illegittimamente i verbali della seduta precedente, ed ai consiglieri sopraggiunti di apporre la propria firma.
I poliziotti della DIGOS hanno messo in luce un sistema ben organizzato, dalle prime sedute delle commissioni, quasi sempre deserte per fare lucrare il gettone anche ai consiglieri delle seconde sedute, al sistema delle sostituzioni da cui traspaiono elementi di un accordo sottostante finalizzato a massimizzare le indennità.
Le modalità dei fatti contestati, ossia il falso ideologico in alcuni verbali, le truffe aggravate ed i conseguenti falsi per induzione da parte dei soggetti che hanno approfittato della loro carica pubblica, hanno evidenziato come il sistema illegale fosse ben radicato al punto di diventare una prassi. E’ venuto a galla un sistema complesso e sistematico di condotte truffaldine che appare di particolare disvalore, considerato che ha inciso sulle già dissestate casse del Comune di Messina, rispetto alle quali i consiglieri coinvolti non hanno avuto alcuna remora, essendo mossi dall’unico intento di intercettare i gettoni di presenza.