Le nuove modalità organizzative basate su concetti di lavoro agile, con attività che possono essere svolte da remoto senza la presenza fisica in ufficio, stanno diffondendosi in molte aziende anche del nostro paese e lo “smart working” non è più una semplice questione organizzativa del lavoro basata sulla flessibilità o finalizzata all’ottimizzazione dei costi delle imprese, ma assume un ruolo più ampio e strategico anche per l’agenda politica e sociale del Paese.
Secondo l’86% degli imprenditori e manager (i dati Italia e la media globale sono corrispondenti) i governi dovrebbero incentivare il lavoro agile attraverso agevolazioni fiscali poiché lo ritengono uno strumento che può favorire la crescita del PIL e incentivare l’occupazione. E’ quanto emerge da una recente ricerca svolta da Regus, il principale fornitore globale di spazi di lavoro flessibili. Il 70% (media globale 59%) degli intervistati ritiene che modalità lavorative basate sulla flessibilità degli orari e dei luoghi dove svolgere la propria attività possono anche facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e contrastare in parte il fenomeno della disoccupazione giovanile.
Per quanto riguarda l’occupazione femminile, il 78 % (media globale 83%) pensa che lo smart working possa favorire il rientro dalla maternità e il bilanciamento degli impegni tra attività lavorativa e la gestione dei figli. La ricerca Regus evidenzia anche che le madri che rientrano al lavoro sono particolarmente apprezzate dalle imprese per la loro esperienza e le loro competenze (50,3% Italia e 55% media globale), inoltre i dirigenti e i manager intervistati le ritengono molto affidabili (19,2% Italia e 30% media globale) con ottime capacità organizzative (Italia 21,8%, globale 31%) e con una maggior propensione alla gestione del tempo e delle scadenze (35,4% Italia e 35% media globale) e soprattutto il 19,8% degli intervistati (media globale 23%) le ritiene molto laboriose e maggiormente produttive rispetto alla media dei lavoratori. Inoltre, secondo i manager intervistati, le madri che tornano a svolgere la loro attività lavorativa sono meno propense a cambiare lavoro o azienda (Italia 28,2%, media globale 34%) risparmiando così alle imprese i costi di assunzione e di riqualificazione.